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Essere un buon genitore – seconda parte

“I genitori possono solo dare buoni consigli o metterli sulla giusta strada, ma la formazione finale del carattere di una persona giace nelle sue stesse mani”

(Anna Frank)

Viene spontaneo chiedersi: “cosa dobbiamo fare noi genitori per fare in modo che nostro figlio cresca libero, sereno, felice?

Ecco alcune “pillole” di Psicologia che chiariscono in modo scientifico la logica della dinamica genitoriale e le sue funzioni.

In primis sappiamo che, il figlio, inizia la sua intera costruzione identitaria nella relazione con il genitore. Nella “impalcatura cognitiva” offerta dalla funzione genitoriale, il bambino delinea le prime coordinate del suo mondo psichico, emotivo e corporeo.

Sappiamo anche che la genitorialità è un compito evolutivo del padre e della madre ed è uno stadio della personale crescita psicologica e relazionale contrassegnata da ambivalenze, difficoltà, contraddizioni, ricerche, crisi, integrazioni, frammenti.

La Psicologia stabilisce delle funzioni tipiche del genitore, che garantiscono l’idonea crescita del figlio e la struttura identitaria dell’adulto che sarà domani.

 

Analizziamole:

FUNZIONE PROTETTIVA: consiste nell’offrire le cure adeguate ai bisogni del bambino, soprattutto al bisogno di sviluppare costanti relazioni di accudimento, di protezione fisica e di sicurezza. La funzione protettiva più di tutte determina il legame di attaccamento. Lo scopo dell’attaccamento è “il sentire che, io bambino, possa fidarmi ed affidarmi a te”, il mantenimento di una buona relazione di attaccamento diventa per il piccolo una fonte di sicurezza;

FUNZIONE AFFETTIVA: è la capacità di entrare in risonanza affettiva con il piccolo senza esserne inglobato, il genitore garantisce al figlio la struttura identitaria sapendo che egli è un essere a sé stante con emozioni proprie. Per esempio: il genitore contiene le ansie del bambino e gli insegna a creare una sana struttura caratteriale sua specifica che, da adulto, potrà garantirgli un senso d’identità solido e strutturato, nel rispetto delle sue inclinazioni naturali;

FUNZIONE REGOLATIVA: fa riferimento alla capacità che il bambino possiede di “regolare” i propri stati emotivi organizzando le proprie esperienze e dando come buona riuscita di regolazione comportamenti idonei allo stare con se stesso e con gli altri. Le strategie usate per “regolarsi” sono inizialmente fornite dal caregiver ovvero “colui che si prende cura”. La difficoltà e le mancanze del caregiver a questo livello evolutivo possono condurre a disturbi della regolazione del bambino (difficoltà nel regolare il comportamento, i processi sensoriali, fisiologici, attentivi, motori o affettivi, nell’organizzare uno stato di calma, di vigilanza, o uno stato affettivo positivo);

FUNZIONE NORMATIVA: consiste nella capacità di dare dei limiti, una struttura di riferimento, una cornice, delle regole. Questa funzione corrisponde a quel bisogno fondamentale del bambino di vivere dentro una struttura di comportamenti coerenti;

FUNZIONE PREDITTIVA: i genitori adeguati sanno percepire in modo realistico l’attuale stadio evolutivo del bambino intuendo quei comportamenti che promuovono e sviluppano la condotta che andrà a delineare la successiva tappa evolutiva; ad esempio dalla fanciullezza (dai sei ai dieci anni) alla preadolescenza (dai 10 ai 14 anni);

FUNZIONE RAPPRESENTATIVA: va intesa come la capacità di modificare continuamente i comportamenti del genitore in base alla crescita del bambino e dell’evolvere delle sue interazioni, facendo nuove proposte o sapendo cogliere dal bambino i suoi nuovi segnali evolutivi;

FUNZIONE SIGNIFICANTE: Bion parla di “funzione alfa” della madre, come capacità di dare un contenuto pensabile e/o sognabile al bambino, in definitiva utilizzabile dall’apparato psichico e che possa dare al figlio una cornice che dia senso alle sue azioni;

FUNZIONE FANTASMATICA: le fantasie servono non solo per conoscere la realtà (nel confronto tra mondo fantasmatico e mondo reale che ci porta a dire “non è così”) ma anche è soprattutto per la loro funzione di “fondare l’essere e costituirne l’identità”. Ogni individuo ha un proprio romanzo, costruito attorno alle proprie fantasie infantili, un mondo immaginario fatto di fantasmi consci e preconsci. Un genitore sano vive questa ricca vita fantasmatica, la supporta, la rielabora restituendo al figlio uno spazio logico di contenimento delle stesse. Le fantasie contribuiscono allo sviluppo di una nuova identità che è appunto il connubio tra fantasia e realtà;

FUNZIONE PROIETTIVA: è l’inclinazione del genitore di attribuire, in maniera automatica e inconscia, un proprio atteggiamento o un proprio impulso al figlio. La funzione proiettiva è naturale nel genitore sano ma, egli, deve sempre ricordare che il figlio non è “Parte di sé” ma “Altro da sé”, con una propria personalità nella quale il genitore riconosce parti di sé ma che sa non essere per forza caratteristiche proprie del bambino. Si sottolinea che all’interno di questa funzione proiettiva si colloca la capacità di tollerare la separazione, l’indipendenza e l’autonomia del figlio. Di considerarlo quindi come oggetto a sé stante e non come oggetto narcisistico;

FUNZIONE TRIADICA: è la capacità dei genitori di avere tra loro un’alleanza cooperativa fatta di sostegno reciproco, capacità di lasciare spazio all’altro o di entrare in una relazione empatica con il partner e con il bambino. E’ un “gioco di squadra”.

FUNZIONE DIFFERENZIALE: al suo interno la genitorialità ha due modalità di espressione, quella materna e quella paterna. All’interno della coppia genitoriale, entrambe le funzioni devono essere presenti per permettere un gioco relazionale sano. Nelle prime fasi evolutive, la funzione materna accoglie, cura, contiene. La funzione paterna ha, da una parte, il compito di proteggere madre/bambino da interferenze esterne e, dall’altra, di garantire un ambito di relazione sana ed, in ultimo, una funzione di imporre regole condivise e farle rispettare;

FUNZIONE TRANSGENERAZIONALE: si può definire questa funzione come l’immissione del figlio dentro la storia, la narrazione della propria famiglia, a volte anche un po’ sognata ed immaginata, dove il bambino possa inserire il proprio continuum generazionale;

Si sono viste alcune funzioni genitoriali per sottolineare la complessità e la dinamicità del costrutto di GENITORIALITÀ.

Come si è visto esso presuppone un insieme di funzioni dinamiche e relazionali che rappresentano gli aspetti evolutivi del percorso maturativo della persona.

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