“Trattenere la rabbia è come trattenere un carbone ardente con l’intento di gettarlo a qualcun altro; sei tu quello che si scotta.”
(Buddha)
Ekman, psicologo americano, racconta di essere stato in un remoto villaggio sulle alture della Papua Nuova Guinea per studiare gli abitati del posto e verificare se fosse possibile riscontrare, anche tra loro, le stesse emozioni vissute da altri popoli. Attraverso approfonditi studi riconobbe tra gli esseri umani delle emozioni primarie ovvero innate e riscontrabili in qualsiasi popolazione. Le emozioni primarie sono: felicità, sorpresa, disgusto, paura, tristezza e rabbia (che si può manifestare attraverso l’aggressività).
Ekman ha definito l’emozione come la percezione di sensazioni che motivano, organizzano e allo stesso tempo guidano tutto ciò che concerne azioni e pensieri.
Con il termine ira o rabbia, si indica uno stato psichico alterato, in genere suscitato da stimoli esterni all’individuo capaci di rimuovere i freni inibitori che normalmente orientano le scelte del soggetto coinvolto. L’iracondo prova una profonda avversione verso qualcosa o qualcuno, ma in alcuni casi anche verso se stesso.
L’ira è una delle strategie cerebrali per affrontare la paura dell’incertezza.
Il processo dell’ira è sostenuto da cambiamenti fisiologici: i muscoli si tendono, aumenta il battito cardiaco, la pressione sanguigna, il ritmo respiratorio ed inoltre il cervello rilascia catecolamine che stimolano azioni protettive immediate.
Il grosso dilemma della persona che si arrabbia facilmente, che spesso fa dei gesti non voluti o dice ciò che non vorrebbe dire a causa della rabbia è: “come posso gestire la rabbia?”, “come posso non essere più così collerico?”
Facciamo un salto nella mitologia (che ben rappresenta il nostro mondo interiore) ed osserviamo il mito della rabbia che è accettata come parte integrante dell’animo umano: Lyssa è, nella mitologia greca, la dea della rabbia e del furore cieco. Nel più famoso mito su Lyssa si narra che questa fece impazzire i cani del giovane Atteone per far sì che uccidessero il loro padrone, dopo che il cacciatore vide Artemide nuda mentre faceva il bagno e non distolse lo sguardo.
Lyssa dunque rappresenta un personaggio abbastanza spietato e crudele che, comunque, è connotato da un minimo di ragione, come si addice a tutti i demoni.
Essendo la rabbia naturalmente rappresentata nel mito, ovvero in ciò che sin dall’antichità rappresenta l’animo umano, perché gestirla e non comprenderla? Perché non puoi immaginare che la ribellione innescata dalla rabbia non sia una forma dell’amore?
E’ consuetudine ritenere che per essere considerati buoni e bravi non dobbiamo arrabbiarci, mantenendo calma e controllando l’aggressività. Tuttavia, il primo passo da fare per gestire la nostra rabbia è quello di accogliere questa nostra emozione, dandole uno spazio e dunque un luogo in cui possiamo comprenderla, riconoscerla ed ascoltarla, proprio come fosse una dea che ci viene a fare visita; prova ad immaginare il suo aspetto fisico! Gli dei convivono e vivono rispettosamente nell’Olimpo!
Osservare, comprendere, accogliere e sentire l’emozione significa non perdere il nostro centro, mantenendo il contatto con la realtà e riuscendo a dare il giusto significato alle cose. Rabbia compresa.
Per imparare a comprendere la rabbia devi cominciare a liberarla dal concetto di giusto e sbagliato che la accompagna. La rabbia è legata alla frustrazione e la frustrazione è legata al dolore: la rabbia, quindi, copre e maschera un dolore. E cosa c’è di sbagliato in un dolore? Niente.
Dunque, per vivere bene la rabbia intanto elimina il giudizio che le dai, successivamente cerca di riconoscere la giusta dimensione emotiva di questa emozione: come si manifesta? Dove la senti? Come la senti? Riesci ad accettarla come parte integrante e trasformativa di te?
Ecco qualche pratico consiglio per imparare a fare della rabbia qualcosa di magico, una dea che arriva prepotente e distrugge i pensieri lineari:
– puro istinto! Fantastico puro istinto! ascolta la rabbia e dalle ‘una forma’ nel corpo e nella mente: in questo modo eviti di commettere errori interpretativi e pensieri che tendono a caricarti maggiormente di collera;
– cerca di capire se veramente ne vale la pena…a volte la rabbia più che una comunicazione diventa uno spreco energetico senza senso. Ad esempio, fai in modo che la rabbia ti serva a fare una bella corsa nel parco piuttosto che a litigare con chiunque, alla fine la persona più importante del mondo sei tu: fatti del bene, amati.
– cerca di direzionare la rabbia unicamente come motore risolutore di una data situazione, se la utilizzi e non ti fai utilizzare, la rabbia può essere una spinta comunicativa che aiuta al confronto immediato, che non significa scontro…oppure ti spinge ad un’azione diretta e semplificatrice.
E se proprio sei un arrabbiato cronico con accessi di ira o con il canino sempre pronto? Allora comincia a liberare un po’ di energia: muoviti, fai esercizio fisico, distrai l’attenzione dal particolare, insomma…cerca un modo che ti aiuti ad evitare l’ingorgo energetico e che metta in campo nuovi modi di essere.
Esprimere la rabbia non significa distruggere ma costruire un fantastico castello di emozioni e di nuovi modi di essere e comunicare.
Viversi: questo è il compito fantastico che possiamo svolgere.