“Se il corpo è un tempio, i tatuaggi sono le sue vetrate.”
(Vince Hemingson)
In America, è nata una nuova, interessante ed attualissima ricerca che va ad indagare le motivazioni che spingono le persone a fare un tatuaggio.
Attraverso gli studi Americani e l’interazione con gli studi psicosomatici si posso trovare mille spunti per andare ad indagare in modo profondo ed accurato non solo la scelta del disegno del tatuaggio ma anche il simbolismo corporeo ad esso legato.
Andiamo per ordine, vediamo prima qual è l’origine del tatuaggio.
Il tatuaggio ha origini antiche, tanto che anche la “mummia di Similaun”, trovata tra i ghiacci delle Alpi nei primi anni ’90 e che risale a circa 5300 anni fa, ne riportava uno sulla schiena. Il termine deriva da “ta-tau”, che in polinesiano significa “segno sulla pelle”, ed è stato introdotto in Europa nel Settecento dall’esploratore inglese James Cook di ritorno da uno dei suoi leggendari viaggi nei Mari del Sud. Nelle popolazioni primitive, tatuarsi è un segno di integrazione sociale.
Il tatuaggio è arrivato ai giorni nostri e nella nostra cultura come un fenomeno prepotente, un fenomeno che garantisce una distinzione di personalità molto marcata, che rispecchia ancora di più, al tempo della globalizzazione, una distinzione netta tra se stessi e gli altri, un modo per far valere la propria unicità in una società che ci ha imposto modelli precostituiti fino a poco tempo fa (fino a dieci anni fa non vedevamo un impiegato di banca con il tatuaggio, e tanto meno un medico!). Le cose però stanno cambiando e l’intelligenza delle persone, che sta al di sopra dei diktat sociali, si sta evolvendo verso un modo di pensare più libero, personale e decisamente meno giudicante!
Quindi, si può certamente affermare che sono davvero lontani i tempi in cui a tatuarsi erano quasi esclusivamente i malavitosi, i carcerati, le prostitute e i militari.
A livello Psicologico il tatuaggio viene usato per abbellirsi, comunicare, appartenere a un gruppo, per esorcizzare le paure oppure per marcare un momento di cambiamento nella propria vita.
Le motivazioni per una scelta del genere sono in realtà diverse e di natura personale, c’è da dire che nel valore simbolico-psicosomatico la pelle è il contenitore, l’involucro della nostra Anima, quello che di certo si fa attraverso un tatuaggio….è decisamente di rimandare un messaggio all’Anima ovvero la Nostra natura profonda, definire in modo permanente un contenuto inconscio non manifesto, il tatuaggio è una forma di comunicazione non verbale.
Attraverso la lettura Psicologica del tatuaggio si possano riscontrare dei tratti comuni.
La scelta del disegno e della zona da tatuare non è mai neutra, ma rimanda al mondo dei simboli e fa emergere quello che è nascosto all’interno dell’individuo, il suo vero carattere.
Approfondiamo gli elementi importanti per la psicologia del tatuaggio: tatuarsi sulla parte sinistra del corpo, che per la psicoanalisi rappresenta il passato, è tipico delle persone introverse e malinconiche, che amano il proprio passato. La destra, invece, legata al futuro, denota un carattere solare, aperto ai cambiamenti, ma ben ancorato alla realtà. Tatuarsi il tronco denota concretezza e capacità decisionali. Se la scelta cade sulle braccia, significa che l’individuo sta attraversando una fase di lenta maturazione che porterà a cambiamenti relativi al fare (le braccia e le mani servono per trasformare in modo concreto la realtà). Le persone legate all’infanzia, al ricordo e poco riflessive preferiranno le gambe. Se il tatuaggio si trova in una parte anatomica normalmente nascosta come l’ombelico o l’interno cosce, si avrà a che fare con una persona timida e insicura. La caviglia è la zona preferita dalle donne sospettose, seduttive e molto femminili e dagli uomini competitivi e battaglieri. Tatuarsi le zone genitali, infine, assume significati opposti per uomini e donne. Combattive, autonome e sensuali queste ultime. Maldestri e passivi i primi.
La zona da tatuare cambia anche a seconda del sesso: gli uomini preferiscono la schiena, la spalla e il braccio destri. Le donne, la caviglia e il polso, zone adatte a disegni più piccoli come fiori, rondini o delfini. Ovvio che non si può trascurare il fatto che farsi un tatuaggio è anche doloroso fisicamente quasi a significare una prova di coraggio, un atteggiamento che porta a SENTIRE il corpo.
Il tatuaggio ha dunque una funzione terapeutica per il soggetto in quanto marchia, sigla, afferma un pensiero, un atteggiamento profondo dell’individuo in modo permanente, inoltre rende ancora più unico il corpo che si vede disegnato in modo molto personale per tutta la vita, a meno che si decida di sottoporsi a trattamenti specifici, spesso dolorosi e costosi, per rimuoverlo.
Il tatuaggio è un’opera eterna su un supporto effimero.
(Pascal Tourain)