Il sintomo è un segnale psichico, fisico o emotivo che noi possiamo vedere, sentire, percepire, un segnale che indica un’alterazione della normale sensazione di sé e del proprio corpo.
Il sintomo è spesso raccontato dal paziente come disagio, come disturbante rispetto allo scorrere della vita quotidiana.
Il sintomo può avere due diverse letture:
1- una statica: dove il sintomo viene visto come un problema da eliminare o evitare immediatamente, il farmaco o lo psicofarmaco sono i mezzi più efficaci per “guarire”, in questa ottica la persona viene annullata completamente e rimane solo il paziente o, ancor peggio solo il disagio che egli porta, il Dottore cerca di dare un nome preciso alla patologia per poterla incasellare solo ed unicamente in un malessere specifico.
La modalità statica è una modalità tipica del guarire subito, immediatamente.
Ma, ognuno di noi DEVE essere trattato come persona unica, irripetibile con determinate caratteristiche che vanno dal curatore ascoltate, accolte ed inserite in un quadro clinico più ampio.
Il paziente non si accontenta più di essere solo paziente ma vuole essere considerato anche persona.
E’ da questo presupposto che nasce la
2- seconda lettura del sintomo, quella dinamica, dove la persona si manifesta e si racconta attraverso il sintomo.
Il Nostro obbiettivo è quello di valorizzare la soggettività umana interrogando il sintomo del soggetto.
Io mi trovo a chiedere al paziente: “che parte hai TU nel disordine che lamenti”? che cosa ti consente o non consente di fare questo sintomo?”.
Da questa prospettiva capite che il sintomo diventa importantissimo, fondamentale,
il sintomo diviene l’espressione di un contenuto che il paziente non riesce ad esprimere a parole, il sintomo è un linguaggio!
Un paziente non viene mai da me per eliminare un sintomo, o meglio, quello che lui comunica verbalmente può essere questo ma poi si rende conto da sé che quel malessere sta esprimendo la sua soggettività, quando prende coscienza di ciò, inizia il vero lavoro di valorizzazione del sintomo.
Questo lavoro consiste nel prendersi cura del sintomo, trovare che cosa esso sta comunicando, fare questo consente di poter dare al paziente una modalità diversa dal disagio per potersi esprimere.
Il sintomo è un’opportunità che vuole svegliare la persona dal “letargo” in cui è entrata,
esso, se seguito, permette di vivere secondo la propria inclinazione Naturale.
Prendiamo per esempio il panico: lui arriva con la sua energia a ‘devastare’ l’interezza della persona, il panico se ascoltato, preso per mano e seguito permette di dare una svolta alla propria vita, una vita che il più delle volte è diventata ormai banale, priva di energia, stanca, fiacca, il panico viene a riportare passione, desiderio, vita!
Dal panico all’obesità, dalla colite alla depressione, dall’insonnia alla tachicardia….tutto sta parlando di noi, per noi, con noi, i sintomi ci rappresentano e sono noi.
Iniziamo a dare ascolto al linguaggio del corpo, alle sue mille sfaccettature.
Provate a soffermarvi per esempio sul vostro mal di testa e a chiedermi: “che cosa faccio quando mi viene? O cosa vorrei fare? C’è qualcosa che potrebbe averlo scatenato?, eccetera”,.